lunedì 27 dicembre 2010

Kak ya provyol etim letom


Kak ya provyol etim letom (How I Ended This Summer) , di
Aleksei Popogrebsky, Russia 2010



Ho guardato questo film russo incuriosito dal titolo: Come ho finito l’estate scorsa. Non so perché mi è venuto in mente I know what you did last summer (So cosa hai fatto) e pensavo che fosse un horror simile o forse la continuazione. Niente di più sbagliato… Il film non è un horror ma è una pellicola drammatica che testimonia  la discesa nella follia del personaggio principale.


Siamo in una stazione artica russa popolata solo da due essere umani, uno dei quali (Pavel) è uno studente che passa l’estate a fare un po’ di pratica in questa stazione meteorologica (e non solo meteorologica visto che facevano anche esperimenti con materiali radioattivi). Tutto parte dalla notizia che riceve Pavel ma che riguarda il suo capo/collega Sergei: la moglie ed i figli di quest’ultimo muoiono in un tragico incidente d’auto. Pavel però decide di non dire niente al suo amico, probabilmente guidato da un (errato) sentimento di protezione verso di lui. Errato perché tutti abbiamo diritto di sapere quello che succede ai nostri cari ed il fatto che sia un evento tragico non giustifica nessuno a nascondere una cosa del genere. Ovviamente Sergei reagisce male e poi… vi lascio il piacere di scoprire cosa succede. Guardate il film, io non me ne sono pentito… 


E’ uno di quei film che ti rende impaziente,  vuoi sempre sapere quello che succederà dopo. 


In certi punti è un po’ lento ma se vi piace la natura  la bellezza del paesaggio vi farà passare ogni dubbio…





Buona visione

sabato 25 dicembre 2010

Pesco perché...



" Pesco perché mi piace pescare; perché amo i luoghi – sempre splendidi – dove vivono le trote e perché odio i luoghi – invariabilmente laidi – dove vive la gente. Pesco per tutte le pubblicità televisive, i cocktails e tutte le altre fesserie alle quali questa attività mi permette di sfuggire. Pesco perché in un mondo in cui la maggior parte della gente sembra in gran parte passare la propria vita a fare delle cose che detesta, la pesca è per me un’inesauribile fonte di gioia e un piccolo atto di ribellione; pesco perché le trote non mentono né ingannano e non si lasciano comprare né corrompere da una qualsiasi dimostrazione di potere: le trote le si conquista a forza di calma, di umiltà e di infinita pazienza; pesco perché ho l’idea che gli uomini facciano soltanto un passaggio su questa terra e non vorrei sprecare il mio; perché, Dio sia lodato, non ci sono telefoni sulle rive dei torrenti da trote; pesco perché soltanto nei boschi posso gustare la solitudine senza sentirmi isolato; perché il bourbon è sempre migliore quando lo si beve in un vecchio bicchiere di metallo, da qualche parte laggiù; perché può essere che un giorno acchiapperò una sirena; e, infine, pesco non perché io consideri la pesca come un qualche cosa di così terribilmente importante, ma proprio perché io considero la maggior parte delle altre preoccupazioni degli uomini come altrettanto vane – ma raramente così piacevoli. "

John D. Voelker (Robert Traver)

Testament d’un pêcheur à la mouche

Gallmeister, Paris 2007 (tit.orig. Trout Magic, The Lyons Press, New York 1992).


Ho trovato per sbaglio questa meravigliosa citazione sul sito cooker.net, e devo dire che mi identifico totalmente in quello che dice l’autore. Eccetto la parte del bourbon bevuto in un vecchio bicchiere di metallo, ma non perché non mi piacerebbe ma semplicemente perché non ho avuto ancora l’occasione di farlo… Forse in questo Antonio potrebbe darmi una mano nell’ ”iniziazione”…

Per me la pesca è appunto un modo per evadere dalla quotidianità, un occasione per trovare (o ritrovare) un mondo tutto mio, popolato solo di acqua, vento, paesaggi di una bellezza mozzafiato e… silenzio. Si, il buon vecchio silenzio che al giorno d’oggi non è facile trovare. Dopo aver battuto in lungo ed in largo le Valli di Lanzo (che è la regione montuosa per me più accessibile) in tutte le stagioni e con tutti i tipi di intemperie, dopo aver visto la luna piena in una notte d’estate oppure la neve che fa da coperta al paesaggio invernale, ebbene dopo aver visto tutto ciò, mi chiedo com’è possibile che tanta gente non passi neanche una giornata in mezzo alla natura o non abbia neanche la voglia di evadere in questo modo da tutte le preoccupazioni e gli obblighi che ognuno uno di noi deve affrontare giornalmente…

Molti dei miei amici/parenti non capiscono (o fanno fatica a capire) come mai una persona sceglie di passare un’intera giornata sulla riva di un fiume… Per me invece sarebbe impensabile non farlo. Molte volte ritorno a casa senza aver pescato neanche una trota, ma contento di essere uscito e di aver respirato un po’ di quell’aria “magica” della montagna. Qualche volta mi è capitato anche di fare uno strappo alla regola e di andare in qualche riserva a pagamento, ma SOLO dopo una lunga serie di “cappotti” (termine tecnico che identifica la mancanza di abboccate/catture durante la  giornata di pesca…) e SOLO per non dimenticare l’emozione di una bella abboccata…

Per farvi capire quanto ami la pesca, vi posso dire che mentre la mattina faccio fatica ad alzarmi per andare al lavoro, sono capace di alzarmi alle 3 (mi è capitato anche di non dormire affatto…) per andare a pescare. Spesso mi capita di dover aspettare il sorgere del sole per poter iniziare…  

Per dare un po’ di vita a quello che vi ho appena svelato, vi propongo qualche foto di posti che amo frequentare – vogliate scusare la qualità di alcune immagini, ma non ho sempre la macchina fotografica dietro, spesso mi devo accontentare del cellulare…

Pesca invernale sul Po, non proprio montagna ma sempre moolto rilassante

Lago di Malciaussia - non solo fiumi ma anche laghi

Stura

Stura again

Malciaussia again...

E' arrivato il momento di andare a casa, le nuvole non promettono nulla di buono






venerdì 10 dicembre 2010

Across rewriting – IV edizione

“Una ricognizione nel mondo graffitti writing e street art
100 artisti = 100 tele 30x30cm”


Mercoledì 8 settembre siamo andati all’inaugurazione della mostra Across rewriting ospitata dal Circolo Culturale  amantes, in Via Principe Amedeo 38°, a Torino. Le opere saranno visibili fino al 8 gennaio 2011.

Volantino


 Che dire? opere molto belle, posto già noto (eravamo andati a vedere una rassegna sulla musica torinese con proiezioni di video musicali delle band nostrane) e tanta, tanta gente.

Ho visto molte cose interessanti, artisti molto bravi e un affluenza di partecipanti che neanche gli organizzatori si aspettavano.
Una piccola critica: lo spazio. Il circolo è troppo piccolo secondo me per ospitere una mostra del genere (oppure le opere sono troppe...). E' stato concentrato tutto su poche pareti e si ha difficoltà a vedere tutto, a dedicare ad ogni quadretto la dovuta attenzione. Ma va bene così, rientra alla fine nel contesto della street art che non bada molto a dove si "espongono" i propri lavori, anzi tante volte è proprio quello che ti spiazza... 

Per chi volesse saperne di più, maggiori informazioni si trovano sul sito del Circolo Culturale amantes accessibile tramite questo link.


martedì 7 dicembre 2010

Paris, la più bella città del mondo. O no?


Siamo tornati da poco da Parigi, abbiamo fatto un piccolo viaggio di cinque giorni per scoprire una delle città più importante d’Europa. Ve la descriverò così come mi(ci) è apparsa.
Il viaggio.
Abbiamo viaggiato col TGV, ottimo mezzo di trasporto. Era la prima volta che ci salivo, mi ci sono trovato bene, anche se sono rimasto un po’ sorpreso dalla qualità delle carrozze/arredi. Mi aspettavo non dico lusso ma delle carrozze un po’ più decenti…  Tra l'altro un ragazzo che viaggiava spesso in Francia per lavoro, raccontava che l'unica tratta TGV che ha le carrozze più brutte e più vecchie, è proprio la tratta  Milano - Paris e questo a causa della guerra tra la SNCF (società francese) e la Trenitalia. Ovviamente  se queste notizie venissero confermate, ma io non ci credo figurati se è vero (grandissimo Benigni!).
Per tornare al viaggio, partenza Torino Porta Susa, arrivo dopo circa 6 ore (una ventina di minuti di ritardo) a Paris Gare de Lyon. La prima sensazione (che si ripete immancabilmente ad ogni viaggio…): smarrimento! Guardi, ti giri, cerchi di capire dove sei, dov’è l’uscita della stazione ferroviaria, dove si trova la metro. I lavori di ristrutturazione che affliggono la stazione in questo periodo non aiutano molto all’orientamento…
Dopo aver trovato lo sportello per l’acquisto dei biglietti per la metro e con un linguaggio mooolto approssimativo (il commesso non parlava italiano o inglese e noi parliamo pochissimo francese…) riusciamo ad acquistare l’abbonamento settimanale per la metro (zone 1-2). Prezzo 18,35 euro + 5 euro costo della carta ricaricabile usata come abbonamento. Direi abbastanza in linea con i prezzi europei (decisamente meno di Londra, per esempio) . L’unico neo a questo punto: ci hanno chiesto di incollare una fototessera, altrimenti l’abbonamento non sarebbe stato valido… non si può chiedere a dei turisti la foto sull’abbonamento per cinque (quattro e mezzo in realtà) giorni di permanenza…
Il cibo.
Il nostro primo pranzo a Parigi. L'eterno dilemma: pranzo fai da te dal supermercato, fast-food o ristorante? Scelta ardua, ma visto che il giorno prima avevamo mangiato solo panini (portati da Torino, da bravi romeni/terroni...) e insalata comprata al Carrefour decidiamo di spendere un po' di più e di mangiare comodamente in un bistrot che avevamo adocchiato il giorno prima. Sorge il primo problema: non capiamo niente del menu.. Siccome c'erano due antipasti e due piatti principali come piatti del giorno decidiamo di ordinare cose diverse, per variare un po’... Gli antipasti non erano male, un misto di salumi, verdure sott'olio, insalata di melanzane e paté. I secondi però... A me è andata abbastanza bene, agnello (al sangue purtroppo...), patate al forno e insalata ma la mia compagna... Vi dico solo che siamo arrivati in albergo, abbiamo cercato su internet e... Sorpresa! Lei aveva mangiato TAGLIATELLE CON FRATTAGLIE DI VITELLO E MOSTARDA!  Consiglio per tutti voi: portatevi sempre in viaggio un dizionario!
Per quanto riguarda i ristoranti, vi posso consigliare un ristorante spagnolo che abbiamo trovato vicino al Centre Pompidou, dove abbiamo mangiato due giorni di seguito: Si chiama Les Piétons – tapas bar (8 rue des Lombards 75004 Paris) e offre per l’onestissima cifra di 11,50 euro a persona un menu composto da paella(o tre tapas a scelta) + dolce + bevanda (sangria o altro). Locale pulito, arredi caratteristici e personale simpatico… Purtroppo questo è l’unico locale che mi sento di consigliare, il resto erano abbastanza “turistici”, perché spesso non avevamo voglia di girare tantissimo per trovare un posto per mangiare dopo aver percorso chilometri e chilometri sulle strade ed i musei della città.
Le attrazioni.
Da questo punto di vista Parigi è ricca e abbordabile per quanto riguarda la parte economica. La prima cosa che ci ha stupiti è che i giovani entro i 26 anni, residenti in un paese facente parte della comunità europea spesso non pagano il biglietto. Un paio di esempi: io ho pagato 12 euro per il Centre Pompidou e 8 euro per il Musée d'Orsay mentre la mia fidanzata (che è un po’ più giovane di me…) è entrata gratis… Il giro sulla Tour Eiffel (di notte) è stata un’esperienza indimenticabile ed emozionante, siamo saliti fino al secondo piano (anche il freddo è stato indimenticabile…) e abbiamo ammirato la città illuminata in modo spettacolare. Emozionante è stato per me anche la visita al museo Constantin Brancusi (che fa parte del Museo D'Arte Contemporanea di Parigi), mi ha fatto un immenso piacere conoscere un po' della vita di un grande scultore dell'era moderna che fa parte di quel gruppo di romeni che in Francia hanno trovato il terreno migliore per manifestare la loro creatività (mi vengono in mente Emil Cioran e Eugen Ionescu).
Conclusioni
Parigi, per quel poco che sono riuscito a vedere, mi sembra una città bella ma con qualche contraddizione. Da una parte piena di storia, di cose belle da vedere, con un sistema di trasporto pubblico che funziona alla perfezione (non abbiamo mai aspettato più di 5 minuti in una fermata), ricchissima dal punto di vista culturale ma dall’altra parte un po’ fredda, non tanto pulita, caotica, anche se quasi tutte le grandi città sono così… Per fare un confronto con altre città che ho visto, a Londra e Stoccolma ci andrei a vivere per un periodo invece a Parigi no, penso che non fa per me.

Qualche foto (click per ingrandire):















martedì 30 novembre 2010

La libreria del buon romanzo, di Laurence Cossé

Vi voglio parlare di questo libro perché è un po’ speciale, perché è un libro che parla dei libri.
È la storia di un libraio un po’ ribelle(possiamo chiamarlo “alternativo”) e di una ricca donna (italiana) che in una Francia dei nostri giorni cercano di creare una libreria perfetta, nella quale si possano vendere solo i “buoni romanzi”, i libri più amati. Francesca ed Ivan, i protagonisti del racconto decidono quindi di lanciarsi in questa avventura e di mettere in piedi quest’attività a prima vista un po’ improbabile… Prima di tutto chi è che avrebbe dovuto scegliere i libri? I conti sarebbero quadrati? L’amore per la letteratura sarebbe bastato per mandare avanti un progetto così particolare?
I due amici decidono che la scelta delle opere che avrebbero fatto parte della loro libreria doveva essere fatta da lettori incalliti, esperti in letteratura. Scelgono otto scrittori contemporanei che secondo loro erano il meglio che la Francia potesse avere in quel momento e fanno stillare ad ognuno di essi una lista di 600 romanzi. La lista doveva contenere le opere che secondo loro non potevano mancare dalla libreria ideale. Raggiungono così il considerevole (o no?) numero di tremila trecento nove libri. Dopo l’apertura, La libreria del buon romanzo ha un successo insperato, cosa che suscita da una parte la gioia dei proprietari e dall’altra un’inaspettata invidia da parte di altri. Le cose precipitano e poi… vi lascio scoprire da soli il seguito…
Quello che mi ha colpito di questo libro (e penso quello che mi ha tenuto incollato al racconto fino alla fine) è che anch’io sono della stessa opinione dei protagonisti:  ad oggi, le librerie sono tutte più o meno uguali, propongono quasi la stessa scelta di libri e spesso non si sa cosa scegliere. Quante volte mi sono trovato in una libreria e sono uscito a mani vuote… ma non per ragioni finanziarie, anche se (per me) non è affatto un aspetto da trascurare, ma perché si trovano poche opere che ti attraggono, che ti magnetizzano a tal punto da comprarle. Ed io ho smesso da un pezzo di fidarmi delle proposte degli editori, anche se ogni tanto cado nella trappola e scelgo questo o quel libro solo perché è stato pubblicizzato con tutti i mezzi possibili (radio, tv, giornali, internet ecc.) o perché è stato stampato da una particolare casa editrice. Ovviamente non è sempre così, ho trovato molti libri che mi sono piaciuti tantissimo anche tramite i canali di cui vi parlavo prima. Lo stesso libro oggetto di questo post è stato scelto da quei pochi esposti sullo scaffale delle novità di una grande libreria, e quindi oggetto di massicce campagne di promozione. Mi sembra bella l’idea di avere la possibilità di entrare in un posto dove puoi essere sicuro che il cento per cento delle proposte sono state già accuratamente selezionate da qualcuno in grado di valutarle dal punto di vista puramente letterario.

Mi è subito piaciuta l’idea di una libreria nella quale si trovano solo romanzi belli, opere che meritano di essere lette perché hanno un valore artistico, perché possono insegnarti qualcosa, perché  possono semplicemente farti sentire bene. Forse alla fine non è così utopico questo progetto -  se solo si trovasse qualcuno che mettesse a disposizione i soldi necessari e che fosse disposto a perdere tutto per l’amore per la letteratura…
Nel libro si parlava anche di un abbonamento che molti clienti avevano sottoscritto: ogni mese questi lettori ricevevano un lotto di tre romanzi che venivano scelti dal libraio, in base alle sue preferenze. Il lettore poteva anche specificare un genere particolare, un paese di provenienza dello scrittore oppure un autore in particolare. Sarebbe bello poter fare una cosa del genere anche nella realtà, peccato che non si trova (almeno io non l’ho trovato fino adesso) un libraio che sia abbastanza disinteressato all’aspetto economico per poter scegliere un libro solo in base al suo valore letterario.

Sperando di non avervi svelato troppo (o troppo poco), vi auguro buona lettura!

martedì 23 novembre 2010

Exit Through the Gift Shop – documentario sulla Street Art

Ho voluto vedere questo documentario perché avevo già studiato le opere di Banksy, il famoso graffitaro inglese (originario di Bristol) che ha dato un altro significato alle parole “Street Art”. Mi piacciono i suoi lavori, li trovo geniali: pieni di contraddizioni che ti fanno pensare, immagini allegoriche e comiche allo stesso modo, piene di colori e sfumature.. Non dico che i graffiti non fossero già apprezzati prima di lui, ma sicuramente facevano parte di un movimento ed un modo di esprimersi molto particolare di cui pochi riuscivano a cogliere le sfumature - molti li consideravano solo un modo di sporcare le mura delle città…  Banksy ha portato questo movimento ad essere considerato a tutti gli effetti unarte. I suoi lavori vengono venduti all’asta per decine di migliaia di sterline, ed i prezzi stanno salendo…

Il documentario oggetto di questo post non parla solo di Banksy, anzi posso dire che parla soprattutto di altro, come ci racconta lo stesso Banksy… Nella creazione della pellicola la storia ha preso un’altra piega, in quanto il cameraman che ha girato le immagini e che ha seguito in giro per il mondo tutti i grandi graffitari è diventato lui stesso un artista. Il suo nome è Thierry Guetta, un francese che negli anni settanta è emigrato negli Stati Uniti dove ha fatto una vita normale, a parte la sua passione/ossessione per la cinepresa (secondo me è un po’ pazzo, se guarderete il film capirete…). Dopo anni e anni che seguiva per il mondo tutti questi artisti di strada, un giorno incontra Bansky il quale stranamente accetta di avere vicino a se e di essere ripreso da questo francese pazzo e un po’ incosciente…  I due diventano amici e compagni d’avventura, con Thierry che riprende tutto senza interruzione. Su consiglio di Banksy, Thierry crea un documentario usando le riprese che lui stesso aveva fatto durante gli anni. Il risultato è disastroso – un video inguardabile, pieno di scene scollegate, opera di un vero squilibrato. A questo punto il suo amico inglese gli suggerisce di delegare a lui la creazione del documentario e di prendersi una “piccola pausa creativa” – Thierry accetta il suo consiglio ma interpreta male il concetto di “piccola pausa” – crea infatti centinaia e centinaia di opere - sculture, graffiti, stampe, installazioni e decide di aprire una mega-mostra dove poter esprimere tutta la sua creatività… Dopo aver venduto tutto quello che possedeva, allestisce questa mostra “mostruosa”a Los Angeles e chiede l’aiuto di Banksy e di altri artisti per la promozione. L’evento diventa un successo e lui, dopo due mesi di esposizione riesce a vendere opere per oltre un milione di dollari…

Il film è divertente, ve lo consiglio se vi piace l’arte e se siete interessati ad osservare un po’ di vita “underground” (preciso che i graffiti sono illegali, o per lo meno la loro regolamentazione è avvolta in una specie di “penombra legale” come la chiamano gli inglesi…). Buona visione!

Qui sotto trovate qualche immagine del film e qualche opera di Banksy, giusto per farvi un‘idea:

Banksy così come appare nel film, il suo volto è sempre oscurato per ovvie ragioni legali.



Thierry Guetta, il francese che da cameraman amatoriale diventa artista.


Un po’ di opere outdoor (click per ingrandire).


Un po’ di opere indoor (click per ingrandire).










domenica 14 novembre 2010

Emigrazione

Emigrazione [e-mi-gra-zió-ne] s.f.
      1. Spostamento da una zona all'altra di persone singole o gruppi in cerca di lavoro o per cause politiche || emigrazione interna, quella che avviene da una regione all'altra dello stesso stato | emigrazione esterna, quella che avviene da uno stato all'altro
      2. estensione: emigrazione di capitali, loro trasferimento all'estero per evadere il fisco o per investimenti
      3. Migrazione di animali
   
Anche se ad oggi la seconda definizione della parola “emigrazione” ha un significato molto forte ed è molto attuale, oggi vi vorrei parlare dell’emigrazione intesa come spostamento da una zona all'altra di persone singole o gruppi in cerca di lavoro o per cause politiche.
Negli ultimi anni ho tralasciato (o forse inconsciamente rimosso…) i ricordi degli anni da extracomunitario (vi ricordo che la Romania fa parte della comunità europea dal 01.01.2007) e vi assicuro che non sono stati bellissimi: ogni sei mesi, 1 anno o per chi era più fortunato 2 anni, ti dovevi presentare in questura per il rinnovo del permesso di soggiorno. Ore ed ore di code senza fine (anche 12…) per poi arrivare davanti al funzionario della polizia che ritirava i documenti. Poteva anche succedere di ricevere una risposta del tipo: ti manca questo o quell’altro documento, oppure ti manca il timbro di questo o quell’altro  ente ed allora ecco che avevi fatto 8, 10 o 12 ore di coda per niente. Di chi era la colpa? Non l’ho mai capito… Sito internet della questura, funzionario della questura  numero uno, funzionario della questura numero due, straniero vicino a te in coda – da queste “fonti” spesso le informazioni erano discordanti. Spero che la situazione sia migliorata…

Detto questo non posso non essere d’accordo con gli immigrati che stanno ancora protestando sulla gru, a Brescia. Non è possibile che gente che ha lavorato 2, 4 8, 10 anni in Italia in nero, facendo guadagnare fior di quattrini ai propri datori di lavoro venga espulsa o gli venga negato il diritto ad essere regolarizzata… In più dopo aver pagato 500 euro allo stato più eventualmente svariate migliaia di euro a qualche sfruttatore che si è proposto di presentare la richiesta di sanatoria… Ovviamente per me queste questioni hanno una valenza particolare, essendo stato anch’io un immigrato che girava per Torino con quella famosa striscia di carta (la ricevuta della domanda di regolarizzazione) di cui ho sentito parlare ad Anno Zero.. addirittura avevo fotocopiato questa ricevuta e giravo con la fotocopia, perché avevo paura di perderla.. (in caso di perdita e di un eventuale controllo documenti da parte delle autorità sarebbe stato quasi impossibile dimostrare che avevo richiesto il permesso di soggiorno, quindi potevo essere espulso...).

Forse tutta questa storia della clandestinità fa comodo a qualcuno. O a tanti. Altrimenti non si spiega quest’accanimento(che è iniziato con la legge Bossi-Fini) del non voler regolarizzare queste persone.  Forse è ora di smettere di credere a quello che racconta questo o quell’altro governo è di iniziare a pensare a come risolvere il problema. Un immigrato messo in regola (come me) paga le tasse, contribuisce quindi all’arricchimento del paese ed è da considerare una RISORSA e non un peso mentre quelli irregolari (che secondo Franco Pittau, responsabile del Dossier statistico della Caritas Migrantes sono intorno al milione) creano ricchezza solo ai propri datori di lavoro, non sono per niente tutelati (vedi il numero sempre in crescita delle morti bianche) e sono persone che vivono nella paura – dopo il lavoro sono costretti a stare in casa per paura di essere fermati e arrestati in quanto clandestini.
Per finire vorrei fare una paio di considerazioni sugli immigrati che delinquono. Mi è stato chiesto da più di una persona come mai gli immigrati (in particolar modo quelli romeni) delinquono, più di quanto non lo facciano nel paese d’origine. A loro ed ha tutti quelli che se lo chiedono vorrei dire:
1.       Che ne so io? Non sono mica Buddha o qualche altro profeta cristiano o pagano… Si presume che io, essendo romeno, capisca di più cosa succede nella psiche dei miei connazionali – non è vero, siamo tutti essere umani ed in quanto tali siamo imprevedibili. Inoltre io non sono laureato in psicologia o sociologia.

2.       Per quanto riguarda la Romania posso dire che si delinque meno rispetto all’Italia, l’ultima volta che sono andato la gente mi ha confermato quest’impressione – e qui ognuno di noi dovrebbe chiedersi come mai…  Forse in Italia le leggi sono troppo blande con chi decide di prendere la strada sbagliata?  Non dico che le leggi dovrebbero essere dure come negli Stati Uniti, dove sono esagerati… Pensate che nello stato della California un ladruncolo di nome Jerome Sanders è stato condannato all’ergastolo per  aver rubato una bicicletta, in base ad una legge secondo la quale la terza volta che delinqui non esci più di galera… Piccola parentesi: quest’ultima informazione è stata presa dal  numero 10/16 Settembre 2010 del settimanale Internazionale (ricordo ai possessori di Iphone che esiste una App gratuita di Internazionale che vi permette di scaricare gratuitamente l’edizione della settimana precedente). In Italia invece si procede sulla linea della depenalizzazione dei reati (!?), specie di quelli finanziari (il più “famoso” è il falso in bilancio) – qui vi rimanderei (per chi ha voglia di leggere) ad un articolo sull’Espresso che parla della corruzione e di come sia oggi più difficile scovare questo reato a causa della depenalizzazione di cui vi parlavo prima: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/corruzione-si-ferma-cosi/2137255/8
Paradossalmente rischia di più uno che ruba un deodorante in  un supermercato piuttosto che un altro che si intasca un milione di euro tramite un escamotage di tipo finanziario…

Per chi volesse approfondire la vicenda degli immigrati sulla gru a Brescia, vi consiglio questo piccolo ma significativo articolo: Medioevo Brescia di Giulio Cavalli

Ciao

martedì 9 novembre 2010

Vieni via con me – con Saviano e Fazio


Che bello… Bella l’idea, bella la canzone, belle le persone che vi hanno partecipato…
Poi, l’idea degli elenchi… spettacolare, toccante, inedita  – Vendola che legge gli elenchi sui gay con quella fierezza e determinazione e umiltà… Lui si che forse sarebbe un bravo presidente del consiglio!
Guardando il programma, mi sono venuti in mente un paio di elenchi, che adesso vi illustrerò:

MI PIACE la vita, amo la mia compagna, la mia famiglia, amo il mio paese, amo il (vostro) paese, mi piace amare, sentirmi amato, mi piace lavorare, mi piace la gente che mi circonda, amo Torino, sono contento della mia vita e di quello che sono riuscito a fare fino adesso, cerco di vedere sempre il bello nelle cose, ho rispetto per le leggi (perché penso che rappresentino le fondamenta di una società libera), pago le tasse, mi sveglio tutti i giorni con una voglia di scoprire cose nuove, però…

NON MI PIACE come l’Italia stia cambiando… non mi piace il razzismo, non amo la gente violenta (anche se il cattolicesimo nel quale sono cresciuto dice che bisogna amare tutti gli essere viventi allo stesso modo...), odio la criminalità organizzata, odio l’ignoranza in particolare perché penso che sia la base di tutte le disgrazie, non mi sento rappresentato dalla classe politica attuale (si, penso che anch’io ho il diritto di avere un' opinione politica ed il diritto al voto, anche se penso che passerà  ancora un bel po’ di tempo  fino a quando un immigrato potrà scegliersi il presidente del consiglio), non mi piace il clientelismo, i fannulloni, i concorsi truccati, il menefreghismo,  l’invidia, l’avarizia, lo smog…
Vi invito a leggere un articolo intitolato “ La Svezia è un paese per giovani” di Viola Afrifa che mi (ci) è stato proposto da Marco (grazie!):
Ora, sicuramente la verità sta, come sempre, da qualche parte in mezzo… La Svezia sicuramente non sarà il paradiso terrestre, ma leggendo l’articolo ti viene una leggera voglia di andare via… Un giovane italiano (sicuramente ancora di più uno romeno) che si trovasse davanti a quella prospettiva ci deve pensare bene prima di dire di no ad una tale opportunità…

E io? Resto qui o me ne vado? 

Beh, penso che resterò, almeno per adesso…
Resto perché penso che la situazione può e DEVE migliorare..
Resto perché qui ho trovato l’amore, ho trovato gente brava, simpatica, felice nonostante tutto…
Resto perché l’Italia è un paese meraviglioso, pieno di tradizioni, di gente intelligente, intraprendente, pieno di risorse, di ottimismo (anche se ultimamente è sempre più dura a rimanere ottimisti..).  
Resto perché ho letto “Gomorra” (ho fatto un po’ di fatica, lo ammetto..) e vorrei che la situazione cambiasse – non penso che un popolo si possa arrendere di fronte ad un’organizzazione che per quanto organizzata è sempre CRIMINALE!
Resto anche perché in Italia si mangia da dio! 

Ciao

sabato 23 ottobre 2010

Run, Bogdan, run!

 Oggi, dopo mesi che non lo facevo, sono andato a correre… Devo dire che mi aspettavo prestazioni peggiori rispetto a quello che sono riuscito a fare.. Ho corso per ben 45 minuti! A molti farà ridere, ma per me è già un traguardo…  QUI troverete un resoconto della corsa di oggi.
Come posto ho scelto il parco La Mandria di Venaria, secondo me uno dei posti migliori per andare a correre in provincia di Torino, dove i veicoli a motore NON possono entrare e si può circolare solo a piedi oppure con le bici (che, tra l’altro, le affittano anche in loco). Anche se ero molto concentrato sulle mie prestazioni sportive (anche se oggi si trattava solo di superare 30 min di corsa senza morire..) sono riuscito ad apprezzare anche l’ambiente circostante: erba, terra, alberi, cavalli, “compagni” occasionali di corsa. Mi dispiace solo che in questo periodo gran parte delle strade del parco sono chiuse per manutenzione (a quanto pare i rami secchi sono diventati pericolosi) e quindi la strada da fare era una sola e non avevo la possibilità di fare il mio solito percorso…
E’ bello tornare a fare un po’ di movimento! Qualche mese fa avevo iniziato a fare sul serio, riuscivo a correre regolarmente 3 volte a settimana (certe volte anche 4) ed ero migliorato tantissimo anche con i tempi, ma poi è arrivata l’estate (il caldo non è tanto amico della corsa), le ferie e… si sa poi come va a finire… ma adesso basta! Si ricomincia!
Personalmente preferisco correre col freddo (anche se l’inverno scorso ho preso un raffreddore che mi ha tenuto fermo per quasi un mese..), per esempio oggi c’erano circa 10 gradi – ho letto che la temperatura ideale per la corsa è 11 gradi e sono totalmente d’accordo! A proposito di letture, vi devo dire qual è IL LIBRO che mi ha convinto ad iniziare a correre: Correre per vivere meglio di Roberto Albanesi. Lo consiglio vivamente a chi ha una mezza idea di diventare un runner – si trovano tutte le informazioni necessarie per correre consapevolmente. Ma questo libro merita un post a parte che tra non molto pubblicherò…
Un altro appunto sul link che vi ho inserito all’inizio – il percorso con tutte le informazioni che un runner vorrebbe poter avere a fine corsa: velocità, tempi, differenza di altitudine, tracciato GPS ecc. Rilevare tali informazioni è stato possibile grazie ad un dispositivo che io chiamerei strepitoso! Il mitico GARMIN Forerunner  305 che ho avuto la possibilità di acquistare quasi a meta prezzo grazie ad una mia amica (grazie Angela!!) che me lo ha portato dagli Stati Uniti (spesso si trovano grosse differenza di prezzo rispetto alla cara vecchia Europa..). Dall’inizio è stato un fedele compagno delle mie uscite (quasi sempre) in solitaria. Io sto usando solo una piccola parte delle sue funzionalità, all’inizio ho provato a programmare anche degli allenamenti personalizzati ma la verità è che ho ancora da correre per arrivare agli allenamenti personalizzati… Inoltre il dispositivo può essere utilizzato anche per altre attività sportive come il  Ciclismo. Ma, come per il libro di Albanesi, questo aggeggino merita un post a parte…
Conclusione: correte gente, correte! La corsa è una delle attività più complete che ci siano. Altro che palestra o piscina per dimagrire, dopo qualche mese di attività avevo già perso circa 8 chili… Fa bene al corpo ma anche alla mente, la soddisfazione di arrivare al tuo traguardo è insostituibile...

  

giovedì 21 ottobre 2010

Castagne?

Oggi sono andato a raccogliere le castagne insieme al mio amico Antonio.  Abbiamo passato un bel pomeriggio, peccato che è stato troppo corto (oramai le giornate si stanno accorciando ed il buio arriva all’improvviso). Devo dire che mentre ero lì mi sono dimenticato di tutto, nelle (quasi) due ore passate in mezzo alla natura sono riuscito a rilassarmi e riposarmi (mentalmente) – dico mentalmente perché fisicamente vi assicuro che non è stata una passeggiata, la mia schiena è KO e lo stesso posso dire delle caviglie. Un consiglio spassionato a tutti coloro che decideranno di avventurarsi nella raccolta delle castagne: munitevi di guanti belli spessi! La mia compagna, armata di pinzetta ed aghetto,ha passato più di mezz'ora a togliere le spine lasciate dai ricci delle castagne...

Non vi dico la località, non vorrei svelare il “segreto” del mio compagno d’avventura…  Però vi farò vedere delle foto – sarebbe interessante capire se qualcuno riconosce il paesaggio…  La qualità è il meglio che sono riuscito a fare con un cellulare:









Abbiamo raccolto un bel po’ di castagne(svariati chili), c’è però una cosa che mi ha incuriosito: come mai Antonio è riuscito a raccogliere più o meno la stessa quantità in metà tempo?  Sarà l’esperienza?  Sarà la familiarità con l’ambiente circostante? O è solo ed esclusivamente *ulo? A voi la risposta...





mercoledì 20 ottobre 2010

Pendrive benchmark

Ho appena fatto dei test sulle velocità delle mie chiavette USB (a dire la verità una è stata presa in prestito da un mio collega) ed ho pensato che sarebbe stato utile pubblicare i risultati - potrebbero servire anche a qualcun'altro che deve acquistare una pendrive.. 
Per il benchmark ho usato ATTO Disk Benchmark, software abbastanza datato ma ancora validissimo per il tipo di test che volevo effettuare.
Tutte le chiavette sono state formattate in FAT32 e sono state sottoposte alle stesse prove.



Sandisk Cruzer Micro 8 Gb - presa in prestito

Kingston DataTraveler 2 Gb

No Name - chiavetta da 2 Gb "omaggio"

San Disk Cruzer Micro 8 Gb - quella che uso abitualmente per lavoro

Conclusioni

La conclusione è che ho bisogno di una nuova chiavetta! ho letto di velocità di 34MB/sec. in lettura e 28MB/sec. in scrittura per la Corsair Voyager GTR, che dovrebbe essere la più veloce sul mercato. Su E-bay si trovano delle buone offerte, devo solo decidere se vale la pena spendere un (bel) pò di euro in più per avere un prodotto più veloce e (spero) più affidabile.