lunedì 27 dicembre 2010

Kak ya provyol etim letom


Kak ya provyol etim letom (How I Ended This Summer) , di
Aleksei Popogrebsky, Russia 2010



Ho guardato questo film russo incuriosito dal titolo: Come ho finito l’estate scorsa. Non so perché mi è venuto in mente I know what you did last summer (So cosa hai fatto) e pensavo che fosse un horror simile o forse la continuazione. Niente di più sbagliato… Il film non è un horror ma è una pellicola drammatica che testimonia  la discesa nella follia del personaggio principale.


Siamo in una stazione artica russa popolata solo da due essere umani, uno dei quali (Pavel) è uno studente che passa l’estate a fare un po’ di pratica in questa stazione meteorologica (e non solo meteorologica visto che facevano anche esperimenti con materiali radioattivi). Tutto parte dalla notizia che riceve Pavel ma che riguarda il suo capo/collega Sergei: la moglie ed i figli di quest’ultimo muoiono in un tragico incidente d’auto. Pavel però decide di non dire niente al suo amico, probabilmente guidato da un (errato) sentimento di protezione verso di lui. Errato perché tutti abbiamo diritto di sapere quello che succede ai nostri cari ed il fatto che sia un evento tragico non giustifica nessuno a nascondere una cosa del genere. Ovviamente Sergei reagisce male e poi… vi lascio il piacere di scoprire cosa succede. Guardate il film, io non me ne sono pentito… 


E’ uno di quei film che ti rende impaziente,  vuoi sempre sapere quello che succederà dopo. 


In certi punti è un po’ lento ma se vi piace la natura  la bellezza del paesaggio vi farà passare ogni dubbio…





Buona visione

sabato 25 dicembre 2010

Pesco perché...



" Pesco perché mi piace pescare; perché amo i luoghi – sempre splendidi – dove vivono le trote e perché odio i luoghi – invariabilmente laidi – dove vive la gente. Pesco per tutte le pubblicità televisive, i cocktails e tutte le altre fesserie alle quali questa attività mi permette di sfuggire. Pesco perché in un mondo in cui la maggior parte della gente sembra in gran parte passare la propria vita a fare delle cose che detesta, la pesca è per me un’inesauribile fonte di gioia e un piccolo atto di ribellione; pesco perché le trote non mentono né ingannano e non si lasciano comprare né corrompere da una qualsiasi dimostrazione di potere: le trote le si conquista a forza di calma, di umiltà e di infinita pazienza; pesco perché ho l’idea che gli uomini facciano soltanto un passaggio su questa terra e non vorrei sprecare il mio; perché, Dio sia lodato, non ci sono telefoni sulle rive dei torrenti da trote; pesco perché soltanto nei boschi posso gustare la solitudine senza sentirmi isolato; perché il bourbon è sempre migliore quando lo si beve in un vecchio bicchiere di metallo, da qualche parte laggiù; perché può essere che un giorno acchiapperò una sirena; e, infine, pesco non perché io consideri la pesca come un qualche cosa di così terribilmente importante, ma proprio perché io considero la maggior parte delle altre preoccupazioni degli uomini come altrettanto vane – ma raramente così piacevoli. "

John D. Voelker (Robert Traver)

Testament d’un pêcheur à la mouche

Gallmeister, Paris 2007 (tit.orig. Trout Magic, The Lyons Press, New York 1992).


Ho trovato per sbaglio questa meravigliosa citazione sul sito cooker.net, e devo dire che mi identifico totalmente in quello che dice l’autore. Eccetto la parte del bourbon bevuto in un vecchio bicchiere di metallo, ma non perché non mi piacerebbe ma semplicemente perché non ho avuto ancora l’occasione di farlo… Forse in questo Antonio potrebbe darmi una mano nell’ ”iniziazione”…

Per me la pesca è appunto un modo per evadere dalla quotidianità, un occasione per trovare (o ritrovare) un mondo tutto mio, popolato solo di acqua, vento, paesaggi di una bellezza mozzafiato e… silenzio. Si, il buon vecchio silenzio che al giorno d’oggi non è facile trovare. Dopo aver battuto in lungo ed in largo le Valli di Lanzo (che è la regione montuosa per me più accessibile) in tutte le stagioni e con tutti i tipi di intemperie, dopo aver visto la luna piena in una notte d’estate oppure la neve che fa da coperta al paesaggio invernale, ebbene dopo aver visto tutto ciò, mi chiedo com’è possibile che tanta gente non passi neanche una giornata in mezzo alla natura o non abbia neanche la voglia di evadere in questo modo da tutte le preoccupazioni e gli obblighi che ognuno uno di noi deve affrontare giornalmente…

Molti dei miei amici/parenti non capiscono (o fanno fatica a capire) come mai una persona sceglie di passare un’intera giornata sulla riva di un fiume… Per me invece sarebbe impensabile non farlo. Molte volte ritorno a casa senza aver pescato neanche una trota, ma contento di essere uscito e di aver respirato un po’ di quell’aria “magica” della montagna. Qualche volta mi è capitato anche di fare uno strappo alla regola e di andare in qualche riserva a pagamento, ma SOLO dopo una lunga serie di “cappotti” (termine tecnico che identifica la mancanza di abboccate/catture durante la  giornata di pesca…) e SOLO per non dimenticare l’emozione di una bella abboccata…

Per farvi capire quanto ami la pesca, vi posso dire che mentre la mattina faccio fatica ad alzarmi per andare al lavoro, sono capace di alzarmi alle 3 (mi è capitato anche di non dormire affatto…) per andare a pescare. Spesso mi capita di dover aspettare il sorgere del sole per poter iniziare…  

Per dare un po’ di vita a quello che vi ho appena svelato, vi propongo qualche foto di posti che amo frequentare – vogliate scusare la qualità di alcune immagini, ma non ho sempre la macchina fotografica dietro, spesso mi devo accontentare del cellulare…

Pesca invernale sul Po, non proprio montagna ma sempre moolto rilassante

Lago di Malciaussia - non solo fiumi ma anche laghi

Stura

Stura again

Malciaussia again...

E' arrivato il momento di andare a casa, le nuvole non promettono nulla di buono






venerdì 10 dicembre 2010

Across rewriting – IV edizione

“Una ricognizione nel mondo graffitti writing e street art
100 artisti = 100 tele 30x30cm”


Mercoledì 8 settembre siamo andati all’inaugurazione della mostra Across rewriting ospitata dal Circolo Culturale  amantes, in Via Principe Amedeo 38°, a Torino. Le opere saranno visibili fino al 8 gennaio 2011.

Volantino


 Che dire? opere molto belle, posto già noto (eravamo andati a vedere una rassegna sulla musica torinese con proiezioni di video musicali delle band nostrane) e tanta, tanta gente.

Ho visto molte cose interessanti, artisti molto bravi e un affluenza di partecipanti che neanche gli organizzatori si aspettavano.
Una piccola critica: lo spazio. Il circolo è troppo piccolo secondo me per ospitere una mostra del genere (oppure le opere sono troppe...). E' stato concentrato tutto su poche pareti e si ha difficoltà a vedere tutto, a dedicare ad ogni quadretto la dovuta attenzione. Ma va bene così, rientra alla fine nel contesto della street art che non bada molto a dove si "espongono" i propri lavori, anzi tante volte è proprio quello che ti spiazza... 

Per chi volesse saperne di più, maggiori informazioni si trovano sul sito del Circolo Culturale amantes accessibile tramite questo link.


martedì 7 dicembre 2010

Paris, la più bella città del mondo. O no?


Siamo tornati da poco da Parigi, abbiamo fatto un piccolo viaggio di cinque giorni per scoprire una delle città più importante d’Europa. Ve la descriverò così come mi(ci) è apparsa.
Il viaggio.
Abbiamo viaggiato col TGV, ottimo mezzo di trasporto. Era la prima volta che ci salivo, mi ci sono trovato bene, anche se sono rimasto un po’ sorpreso dalla qualità delle carrozze/arredi. Mi aspettavo non dico lusso ma delle carrozze un po’ più decenti…  Tra l'altro un ragazzo che viaggiava spesso in Francia per lavoro, raccontava che l'unica tratta TGV che ha le carrozze più brutte e più vecchie, è proprio la tratta  Milano - Paris e questo a causa della guerra tra la SNCF (società francese) e la Trenitalia. Ovviamente  se queste notizie venissero confermate, ma io non ci credo figurati se è vero (grandissimo Benigni!).
Per tornare al viaggio, partenza Torino Porta Susa, arrivo dopo circa 6 ore (una ventina di minuti di ritardo) a Paris Gare de Lyon. La prima sensazione (che si ripete immancabilmente ad ogni viaggio…): smarrimento! Guardi, ti giri, cerchi di capire dove sei, dov’è l’uscita della stazione ferroviaria, dove si trova la metro. I lavori di ristrutturazione che affliggono la stazione in questo periodo non aiutano molto all’orientamento…
Dopo aver trovato lo sportello per l’acquisto dei biglietti per la metro e con un linguaggio mooolto approssimativo (il commesso non parlava italiano o inglese e noi parliamo pochissimo francese…) riusciamo ad acquistare l’abbonamento settimanale per la metro (zone 1-2). Prezzo 18,35 euro + 5 euro costo della carta ricaricabile usata come abbonamento. Direi abbastanza in linea con i prezzi europei (decisamente meno di Londra, per esempio) . L’unico neo a questo punto: ci hanno chiesto di incollare una fototessera, altrimenti l’abbonamento non sarebbe stato valido… non si può chiedere a dei turisti la foto sull’abbonamento per cinque (quattro e mezzo in realtà) giorni di permanenza…
Il cibo.
Il nostro primo pranzo a Parigi. L'eterno dilemma: pranzo fai da te dal supermercato, fast-food o ristorante? Scelta ardua, ma visto che il giorno prima avevamo mangiato solo panini (portati da Torino, da bravi romeni/terroni...) e insalata comprata al Carrefour decidiamo di spendere un po' di più e di mangiare comodamente in un bistrot che avevamo adocchiato il giorno prima. Sorge il primo problema: non capiamo niente del menu.. Siccome c'erano due antipasti e due piatti principali come piatti del giorno decidiamo di ordinare cose diverse, per variare un po’... Gli antipasti non erano male, un misto di salumi, verdure sott'olio, insalata di melanzane e paté. I secondi però... A me è andata abbastanza bene, agnello (al sangue purtroppo...), patate al forno e insalata ma la mia compagna... Vi dico solo che siamo arrivati in albergo, abbiamo cercato su internet e... Sorpresa! Lei aveva mangiato TAGLIATELLE CON FRATTAGLIE DI VITELLO E MOSTARDA!  Consiglio per tutti voi: portatevi sempre in viaggio un dizionario!
Per quanto riguarda i ristoranti, vi posso consigliare un ristorante spagnolo che abbiamo trovato vicino al Centre Pompidou, dove abbiamo mangiato due giorni di seguito: Si chiama Les Piétons – tapas bar (8 rue des Lombards 75004 Paris) e offre per l’onestissima cifra di 11,50 euro a persona un menu composto da paella(o tre tapas a scelta) + dolce + bevanda (sangria o altro). Locale pulito, arredi caratteristici e personale simpatico… Purtroppo questo è l’unico locale che mi sento di consigliare, il resto erano abbastanza “turistici”, perché spesso non avevamo voglia di girare tantissimo per trovare un posto per mangiare dopo aver percorso chilometri e chilometri sulle strade ed i musei della città.
Le attrazioni.
Da questo punto di vista Parigi è ricca e abbordabile per quanto riguarda la parte economica. La prima cosa che ci ha stupiti è che i giovani entro i 26 anni, residenti in un paese facente parte della comunità europea spesso non pagano il biglietto. Un paio di esempi: io ho pagato 12 euro per il Centre Pompidou e 8 euro per il Musée d'Orsay mentre la mia fidanzata (che è un po’ più giovane di me…) è entrata gratis… Il giro sulla Tour Eiffel (di notte) è stata un’esperienza indimenticabile ed emozionante, siamo saliti fino al secondo piano (anche il freddo è stato indimenticabile…) e abbiamo ammirato la città illuminata in modo spettacolare. Emozionante è stato per me anche la visita al museo Constantin Brancusi (che fa parte del Museo D'Arte Contemporanea di Parigi), mi ha fatto un immenso piacere conoscere un po' della vita di un grande scultore dell'era moderna che fa parte di quel gruppo di romeni che in Francia hanno trovato il terreno migliore per manifestare la loro creatività (mi vengono in mente Emil Cioran e Eugen Ionescu).
Conclusioni
Parigi, per quel poco che sono riuscito a vedere, mi sembra una città bella ma con qualche contraddizione. Da una parte piena di storia, di cose belle da vedere, con un sistema di trasporto pubblico che funziona alla perfezione (non abbiamo mai aspettato più di 5 minuti in una fermata), ricchissima dal punto di vista culturale ma dall’altra parte un po’ fredda, non tanto pulita, caotica, anche se quasi tutte le grandi città sono così… Per fare un confronto con altre città che ho visto, a Londra e Stoccolma ci andrei a vivere per un periodo invece a Parigi no, penso che non fa per me.

Qualche foto (click per ingrandire):