domenica 27 febbraio 2011

Ultima domenica di febbraio? si va a pesca!

Oggi, pesca! In realtà anche ieri, ma oggi in alta montagna!

Dopo anni che mi ero proposto di andare all’apertura della pesca alla trota (per quei pochi di voi che non lo sanno l’apertura è fissata per l’ultima domenica di febbraio…) e non ci ero mai riuscito, quest’anno eccomi lì, pronto a vedere cosa mi avrebbe offerto la Stura. 
Ho iniziato abbastanza tardi, verso le 10. Il che è stato uno sbaglio… Non che non lo sapessi, ma la stanchezza della settimana è stata veramente dura da sconfiggere (sto diventando vecchio…). Ho pescato solo a spinning, nonostante gli avvertimenti di un mio amico pescatore, il quale mi ha detto: “a spinning non prenderai niente, in questo periodo l’acqua è troppo fredda e le trote sono abbastanza apatiche, rimangono nascoste”. Ebbene, a quel amico io ringrazio, e gli auguro “Buona pesca!” per la prossima volta che andremo a pescare, e cioè sabato prossimo… Perché non ho preso niente!!!
Però, come dico sempre, l’importante è essere uscito, aver respirato un po’ di aria fresca di montagna e aver ammirato dei paesaggi bellissimi.
La temperatura era ottima, addirittura più alta di quella torinese… A Ceres c’erano:

12 gradi! Ogni tanto faccio bene a non dare retta alle previsioni meteo, che davano nuvoloso e freddo…

Per finire, vi lascio guardare un po’ di foto scattate col mio cellu (click per ingrandire):











martedì 22 febbraio 2011

La Romania del 1987

 Voi lo sapevate? Sul sito di La Stampa è stato pubblicato un archivio storico, con la possibilità di fare ricerche testuali. Si va indietro addirittura fino al 1867! Una cosa straordinaria, mi vengono in mente quei film americani dove il giornalista che voleva fare una ricerca doveva recarsi in biblioteca e perdere magari giorni e giorni per trovare la notizia che gli interessava… Oggi con un click puoi trovare di tutto. Speriamo che l’iniziativa sia d’esempio anche per altri giornali (e non solo giornali, magari anche istituzioni, biblioteche ecc.)
Ma sono sicuro che molti di voi erano già a conoscenza dell’archivio, quello che vi volevo far vedere è un articolo che ho trovato sulla Romania, in particolare nell’edizione di La Stampa di venerdì 14 agosto 1987, cioè circa 2 anni prima della rivoluzione che ha sconvolto tutta l’Europa dell’est. Per me è stato molto interessante vedere come era vista la Romania dagli italiani, a quell’epoca avevo 6 anni… Molte cose me le ricordo anch’io, ma leggendo l’articolo sono venuto a sapere delle cose nuove! Dovrò farmi raccontare di più dai miei genitori, è un pezzo del mio passato che non devo dimenticare… In genere dovremmo avere rispetto del passato dei nostri genitori, dei nostri nonni e magari pensare a tutte le difficoltà ed i sacrifici che hanno caratterizzato buona parte della loro esistenza, utilizzare cioè tutta la loro esperienza per vivere meglio, per guardare le cose da un altro punto di vista.
Quindi, per non dimenticare, vi illustro di seguito l’articolo che ho estratto da questo meraviglioso archivio di La Stampa e che parla della Romania del 1987. Ovviamente la situazione è “leggermente” cambiata, stiamo parlando di 24 anni fa… Quindi non vi spaventate di quello che leggerete, vi posso assicurare che ad oggi la Romania è un paese a livello europeo , anche se abbiamo ancora un po’ di strada da fare per allinearci completamente ai nostri partner della Comunità Europea…

Pagina originale di LA STAMPA, numero 190 del 14.08.1987
Per chi avesse difficoltà a leggere l’articolo direttamente dall’immagine di sopra, questa è la trascrizione:

L'impossibile vacanza della povera Romania - Viaggio nei luoghi di villeggiatura dell'Europa Orientale: il Paese socialista dove la crisi economica si fa sentire in modo più drammatico
  • Scarseggiano elettricità e generi alimentari, la benzina è razionata
  • Vietato andare all'estero
  • Ma sulle spiagge del Mar Nero gli alberghi sono esauriti
Le città e i villaggi della Romania sono al buio. Dopo il tramonto è pericoloso percorrerli in automobile, ombre di passanti, di cavalli, di bovini sbucano dalle tenebre nella luce dei fari. Soltanto nella capitale, Bucarest, le strade sono illuminate, peraltro debolmente, e dalle finestre delle abitazioni filtra la luce di singole lampadine. Nelle località di villeggiatura, invece, i grattacieli degli alberghi sono una luminaria americana. E' cosi ormai da cinque anni, e d'inverno è dura, perché l'energia elettrica è razionata. Pertanto per quella metà dei 24 milioni di romeni che ogni anno vanno in ferie, la vacanza significa non soltanto sole, ma anche elettricità e televisione, equivale a un ritorno nel ventesimo secolo per almeno due settimane.
Altri invece sono talmente abituati al buio che non sentono il bisogno dell'elettricità. Come cinque studentesse della minoranza magiara di Cluj in Transilvania che frequentano l'unica università ungherese in Romania, quella di Tirgu Mures. Sono stato ospite nella loro tenda piantata su un argine nel delta del Danubio. Lo hanno raggiunto dopo un viaggio di ventiquattr'ore in treno e in battello, che quaggiù non si arriva per via di terra. Per loro, come per migliaia di connazionali che campeggiano sparsi in questo enorme triangolo d'acqua di oltre 80 chilometri di lato, dove ci si nutre di pesci, dove bisogna bollire l'acqua prima di berla e dove si rischia di perdersi nel labirinto di canali in mezzo alla foresta, dove le zanzare sono feroci, la vacanza è evasione totale.
Le cinque studentesse vorrebbero viaggiare, andare all'estero. Ma non possono perché la Romania è l'unico Paese dell'Europa comunista (se si esclude l'Albania, che fa politica a sé), il quale non permette ai suoi abitanti di uscire dal confini. Sotto questo punto di vista i romeni stanno peggio e invidiano perfino i tedeschi della Germania Orientale (il che è tutto dire!), i quali possono muoversi almeno nei Paesi socialisti e andare persino nella Corea del Nord, a Cuba e in Mongolia, stanno peggio dei polacchi, dei cecoslovacchi, degli ungheresi che hanno limitazioni soltanto di natura valutaria. Ai romeni sono permesse soltanto escursioni organizzate in comitiva verso i Paesi socialisti e ferie In Occidente soltanto su invito di parenti di primo grado i quali paghino tutto, anche il viaggio. E ciò anche soltanto ogni due anni. L'anno scorso in agosto le studentesse di Cluj hanno potuto fare una gita a Budapest (che considerano la loro patria) per il Gran Premio automobilistico di F1. La settimana scorsa, per la medesima occasione, il permesso è stato loro rifiutato.
Senza luce, dunque, i romeni, e bloccati entro i confini. Ma come fate a far funzionare i frigoriferi con quest'ondata di calore?, domando. «Nessun problema — risponde una delle ragazze — tanto non abbiamo nulla da mettere in fresco». E come fate ad adattarvi all'idea di rimanere in eterno prigioniere in Romania? «Niente paura — è la risposta —. Veniamo a vivere per un mese quaggiù in messo ai cormorani, ai pellicani, ai gabbiani, ai cigni, ai martin pescatori, diventiamo loro amici, trascorriamo le giornate a pescare storioni, lucci, carpe, sgombri enormi. Qui viviamo l'avventura esotica, qui è la nostra Amazzonia. E la sera, dinanzi al fuoco, con una chitarra, cantiamo le vecchie canzoni magiare».
E' l'ultima lunga vacanza per Eva, una delle cinque ragazze. Sta per laurearsi, andrà a lavorare in un'azienda di Stato e l'anno prossimo avrà solo quattordici giorni di ferie e 2100 lei (circa 300 mila lire) di stipendio. Sarà destinata a un'altra città, metà dello stipendio andrà per una camera in subaffitto, l'altra metà per cibo e vestiario, non le rimarrà nulla per le ferie. E non potrà rubare «come fanno tutti gli altri, perché rubare allo Stato non è un delitto», perché sarà destinata a un ufficio dove non c'è nulla da intascare.
 In Romania oggi ad essere taglieggiati sono soprattutto .gli stranieri. Rubano i camerieri (come quello dell'albergo Napoca di Cluj che fa pagare due panini l'equivalente di tre sue giornate di salario), rubano i poliziotti che estorcono le sigarette all'automobilista fermato per un controllo, rubano i doganieri che fanno pagare in valuta e non danno il resto, rubano i benzinai che destinano il carburante al mercato nero, altrettanto fanno i camionisti e le scuole guida. Quello della benzina, insieme con l'elettricità e il divieto di andare all'estero, è un altro grave problema dei romeni. Un disastro per chi vuole andare in vacanza perché (esclusi sempre i privilegiati abitanti di Bucarest) ogni romeno ha diritto a soli 35 litri di carburante al mese. Il risultato è che durante i mesi invernali l'automobilista di questo Paese un tempo grande produttore di petrolio (le armate corazzate di Hitler invasero l'Unione Sovietica con carburante romeno) è costretto a risparmiare i buoni benzina per le vacanze estive.
Ma il vacanziere romeno, anche se ha i buoni benzina, non ha risolto i suoi problemi. Deve fare i conti con le code ai distributori che sono pochissimi, come quelle che ho visto a Mangalia, stazione balneare nel Sud della Romania. Alle 7 del mattino da un lato una era lunga 750 metri, quella dall'altra parte più di 900 metri. «Da quanto tempo aspetta?», ho domandato a uno dei primi, con la famiglia addormentata sulla sua Lada. «Sono qui dalle cinque — ha risposto sorridendo. Tra poco sarà il mio turno. Per stasera sarò a casa, a Iasi nel Nord». L'automobilista straniero, che paga in valuta, non aspetta in coda. Lui ha la “prioritate”, fa il pieno a una colonnina particolare e ha un senso di colpa vedendo i romeni in penosa attesa che lo guardano con invidia.
Sono abituati ad attendere i romeni, più ancora dei polacchi. Ho calcolato — racconta Mircea, meccanico ingegnoso — che trascorro ogni giorno due ore e messo ad aspettare qualcosa, il dieci per cento del mio tempo, 35 giorni l'anno». All'albergo Ovidiu di Mamaia, di prima categoria, il menu non elenca i prezzi ma i “timp de asteptare”, i tempi di attesa. Una “salata de fructe” — per esempio — dura trenta minuti. In realtà si fa desiderare anche per un'ora.
La Romania — e anche questo è un unicum nei Paesi socialisti — non esiste la dacia, la casa di campagna. Per legge è vietato possedere più di un'abitazione. Per cui chi vuole andare in vacanza ha quattro possibilità: le ferie collettive col sindacato, l'albergo, la casa dei parenti, la tenda. Quaggiù, nel paradiso naturale del delta, ai confini meridionali della Russia europea, l'ultima è preferita, benché comporti disagi supplementari come quello di procurarsi il cibo. A parte il pesce che ciascuno pesca per conto proprio, quaggiù non si trova praticamente nulla.
A Tulcea, animato centro di smistamento turistico, con le grandi navi «Banat- e «Galati» cariche di turisti e i modernissimi aliscafi “Poseidone” e “Sitaru” che sfrecciano tra i canali, nei negozi non si trova frutta, soltanto pere striminzite, non ci sono né carne, né formaggio, né latte, per il pane si fa la coda, l'acqua minerale e introvabile, tutto è destinato agli alberghi di vacanza. Forse per questo dinanzi a tutti i distributori di birra c'è sempre ressa di gente assetata. Grande produttrice di carne, di cereali, di frutta, di latticini, la Romania è allo stremo alimentare perché quasi tutto il prodotto è destinato all'estero per pagare i debiti dell'industrializzazione.
Il rovescio della medaglia turistica romena lo si trova lungo la costa Sud. A Mamaia, a Costanza, la città dove il poeta Ovidio fu mandato a morire in esilio, a Eforie e nei moderni falansteri dai nomi classicheggiami: «Neptun», «Saturn». «Jupiter... -Venus... Laggiù, dove i voli charter scaricano ogni anno quasi tre milioni di turisti, lungo il litorale capace di 200 mila posti letto in alberghi, colonie, case private e campeggi, dove la pensione completa per un romeno costa 28 mila lire al giorno in un albergo medio (ma dallo straniere capitalista si pretende cinque volte tanto), le parole d'ordine sono “organizzazione” ed “efficienza”. Le comitive di viaggio dominano, il turista programmato è il prediletto, racconta Nichita Ion, della direzione locale e fa capire che quello privato è poco gradito, a lui e riservato un solo albergo di gran lusso, l'”International”. In questi giorni l'albergo e affollato di maschi italiani con vetture rombanti e denaro facile, in cerca di avventure.
A Mamaia l'acqua del Mar Nero è gelida, ma almeno non è la brodaglia immonda di Sulina, qui all'estremo del delta II Danubio vi scarica i rifiuti di otto Paesi, di 80 milioni di abitanti sparsi su un'area di 800 mila kmq. A Mamaia, inoltre, l'aria e inquinata dalle industrie di Costanza. Ma negli alberghi-silos che lavorano a catena i turisti, la vacanza e veramente vacanza. I romeni che sono il 90 per cento degli ospiti dimenticano qui i disagi di tutto l'anno, non hanno la soggezione del grande albergo, i servizi funzionano. Qui c’è da mangiare e da bere per tutti, non si fanno — come a casa — le code per il pane, per la carne, per il latte.
Tutto sommato, per i romeni la vacanza e un gran momento. Lo dicono tutti nonostante i sacrifici. E" vero, non si può andare all'estero, e costa fatica procurarsi la benzina. Ma c'è da mangiare in abbondanza e c'è la luce. “A che cosa serve la luce?” — domanda polemico Jula Nicolae dell'ufficio promozione del ministero del Turismo a Bucarest, quando metto il dito sulla piaga di un popolo costretto a vivere al buio. Voi giornalisti parlate sempre male della Romania. Ma dopo tutto anche i nostri padri sono vissuti senza elettricità e non si sono lamentati. Io preferisco vivere oggi con la luce razionata e stringere la cinghia per dare un avvenire sicuro ai miei figli».
Tito Sansa - (14.08.1987) LaStampa - numero 190

lunedì 14 febbraio 2011

Se non ora, quando?

Ciao a tutti,

scrivo questo post per dire la mia rispetto alla condizione della donna nell’era berlusconiana e anche per dare voce a mia madre, la quale mi ha chiesto di far sapere cosa ne pensa lei di tutta questa vicenda delle donne che manifestano per la loro dignità.

Quello che è successo ieri in tantissime piazze d’Italia è meraviglioso… Brave!!
Vi voglio dare un suggerimento, un'altro modo per mostrare la propria indignazione oltre a quello (il più giusto ed efficace...) della marcia per protesta.

Perché non boicottare per esempio tutti quei spot pubblicitari che ledono la dignità della donna e la fanno apparire come un oggetto sessuale, come la casalinga per eccellenza oppure come un essere umano con poco cervello…

E non solo la pubblicità, ci sono moltissimi programmi televisivi, su tutte le reti (private e non), che considerano la donna come un oggetto mediatico, spesso vengono considerate inferiori all’uomo, capaci di dire o di fare qualunque cosa pur di apparire, pur di diventare “qualcuno”.

E non è detto che questo tipo di protesta sia meno efficace della marcia. Anzi, spesso le marce e le eventuali firme che vengono raccolte in queste occasioni vanno nel dimenticatoio, basta ricordare le 500.000 firme che Beppe Grillo aveva raccolto per il referendum (c’ero anch’io!!!) sono finite in qualche cantina della Corte di Cassazione a Roma e non se n’è più fatto niente… CINQUECENTOMILA FIRME!!!

Forse cercando di non comprare più certi prodotti e non guardare più certi programmi televisivi andremmo a dare molto più fastidio rispetto ad una raccolta firme. Le firme hanno più senso in un paese nel quale le proteste popolari vengono prese sul serio, e permettetemi di dire che in Italia non è così, qui i politici se ne infischiano. Vi faccio un piccolo esempio fresco fresco… Ecco cosa ha dichiarato Berlusconi a proposito delle manifestazioni di ieri:

«In realtà  tutte le donne che hanno avuto modo di conoscermi sanno quanta sia la considerazione che ho per loro: nei loro confronti mi sono sempre comportato con grande attenzione e grande rispetto, sia nelle mie aziende che nel mio governo ho sempre valorizzato le donne al massimo perché sono davvero convinto che abbiano una marcia in più rispetto agli uomini: sono più brave a scuola all'università, sono più intelligenti, più brave, più responsabili. Quindi ho fatto sempre in modo che ogni donna si senta, come dire, speciale.
La procura di Milano e i media, al contrario, hanno calpestato la dignità delle mie ospiti esponendole al pubblico ludibrio senza alcuna ragione e senza alcun riguardo calpestando la verità : è davvero una vergogna, una grande vergogna.”

Ora, dopo tutto quello che è successo di recente, nelle ville di Berlusconi e non, tutte le donne che si sentono speciali ce lo facciano sapere… Direi che le donne avrebbero fatto anche a meno delle attenzioni del presidente del consiglio! Uno che dice “Donne in piazza? Vergogna”  dovrebbe:

1.       Tacere.

2.       Dopo la pausa di riflessione del primo punto, chiedere scusa.

3.       Dimettersi.

4.       Lasciare la politica.

5.      Andare a coronare il suo sogno dichiarato, e cioè costruire ospedali per bambini in Africa, sicuramente sarebbe una cosa che (forse) gli toglierebbe un po’ di fango (per usare un sostituto gentile della parola che avevo in mente…) di dosso.

Trattiamo la donna come deve essere trattata, cioè alla pari dell’uomo e ricordiamoci che oltre ad essere belle, sono capaci di raggiungere importantissimi traguardi. Se è vero quello che dicono, che dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, io aggiungerei che spesso dietro una grande donna c’è solo lei stessa…

venerdì 11 febbraio 2011

Scandalo?

Ma secondo voi Berlusconi ha ragione a non dimettersi? A lamentarsi che è vittima di un complotto della magistratura? Vediamo cosa succede nel mondo e cosa pensa la gente a proposito degli scandali sessuali in politica:

Piero Marrazzo – ex presidente della Regione Lazio
Si dimise dopo uno scandalo sessuale che lo coinvolse. Pare che fosse stato sorpreso da una pattuglia dei carabinieri in compagnia di un transessuale, la famosa Brenda.


Chris Lee – ex deputato repubblicano nel Parlamento degli USA
Si è dimesso dopo aver mandato una sua foto a torso nudo (!) a “Craiglist”, un sito di incontri americano. Ha dichiarato: Mi dispiace che le mie azioni abbiano ferito la mia famiglia, il mio staff, i miei elettori. Chiedo profondamente e sinceramente scusa a tutti”.


Eric Massa – ex deputato democratico americano
Si dimise dopo essere stato sospettato di molestie sessuali (ripeto, sospettato).


Ilkka Kanerva – ex ministro degli esteri finlandese
Si dimise dopo aver mandato degli sms (!) a sfondo sessuale ad una spogliarellista.


Eliot Spitzer – ex governatore democratico di New York
Si dimise a causa di un articolo del giornale New York Times dove si raccontava che il governatore aveva usato un servizio di escort denominato Emperors Club Vip per un piccolo divertimento dopo una giornata stressante.


David Campbell – ex ministro dei trasporti australiano
Si dimise prima (!) che una notizia scottante fosse stata trasmessa su un tg locale. Cosa aveva fatto? Era stato fotografato mentre usciva da un sexy-club per gay.


Larry Craig – ex senatore repubblicano dell’Idaho
Si dimise dopo lo scandalo a sfondo sessuale che lo coinvolse. Era stato arrestato per aver cercato di far sesso con un poliziotto in borghese in un bagno pubblico.



Nord Peter Robinson – primo ministro dell’Irlanda
A gennaio 2010 si sospende dalla carica perché sua moglie (!), una donna di 60 anni, aveva avuto una storia con un ragazzo di appena 19 anni.

 

Silvio Berlusconi – ex presidente del consiglio italiano
Si dimise dopo aver **** ***  *  *****(!). * *****   **** ***  *******  * * *** , *** , **** ,  *********, ***** * ********** ******. ************* *** . ******** ** *******   *************** *********** *********.

Chissà se riuscirò mai a completare l’ultimo paragrafo…









Voi, ragazzi

"Voi ragazzi, voi... O fate una rivoluzione o ve ne andate da questo paese, non avete altro scampo..."
Beppe Grillo intervistato da Annozero del 10 febbraio 2011

Analizzando quest'affermazione di Beppe Grillo, vi inviterei a riflettere sulla sua veridicità. Secondo voi è vero o no? E' vero che non c'è alternativa e che la situazione è così disastrosa? Forse Grillo è un po' duro, un po' brusco ma almeno lui dice qualcosa, dice forse quello che molti non hanno il coraggio di ammettere, e cioè che così non si può andare avanti, non ce la facciamo più...
Ovviamente parlo della gente onesta, che paga le tasse, che ha la coscienza a posto e che non ce la fa più a vedere questo bordello (in tutti i sensi) politicomediaticochesputtanailpaese. Escludiamo dal discorso coloro che hanno un qualunque interesse a mantenere questo regime berlusconiano. Perché non c'è alcun dubbio che facendo cadere il cavaliere, con lui cadrebbero in molti, e non mi riferisco soltanto ai ministri, ai membri di partito o ai fedelissimi ma anche a quella parte della popolazione che giova del suo modo di fare politica. Qualcuno potrebbe chiedere: e cos'è che dovrebbe far comodo a molti della politica di Berlusconi? Beh, prima di tutto la depenalizzazione dei reati fiscali. Oggi come oggi se un delinquente volesse commettere un qualsiasi reato fiscale, da falso in bilancio ed evasione fiscale a raggiri di milioni di euro basta che venga in Italia... Nel 2009 Bernard Madoff è stato condannato a 150 anni di carcere per truffa nei confronti degli investitori (circa 50 miliardi di dollari di danno) nello scandalo economico che ha dato inizio a questa crisi economica che sembra non finire più. Secondo voi cosa sarebbe successo in Italia? Ammesso che il processo fosse arrivato fino alla sentenza e non fosse andato in prescrizione...? Le leggi su misura hanno provocato non solo la depenalizzazione dei reati fiscali, ma anche di altri tipi di reato, basta guardare cosa è successo dopo l'indulto - insieme a quella manciata di amici che sono riusciti ad evitare la galera ci sono stati "restituiti" anche molti delinquenti accusati di reati gravi.
Quello che più fa paura è che se provi a spiegare questi concetti, queste verità agli elettori di Berlusconi (quei pochi che ammettono che lo hanno votato...) non ne vogliono sapere!! Anche portando argomenti
validi, prove, testimonianze, sentenze e quant'altro continuano a sostenere la tesi del complotto. Siamo sicuri che non è stato fatto qualche rito voodoo affinché la gente non perdesse la "fede" berlusconiana?

Umberto Eco, parlando al Palasharp di Milano, diceva che fino a un po' di tempo fa andava all'estero e la gente gli faceva i sorrisini e le battute sui comportamenti di Berlusconi, mentre adesso gli chiedono: "Ma
voi, perché non fate niente?"

martedì 8 febbraio 2011

Citazioni

Era da tanto che volevo fare una cosa del genere. Cioè creare una raccolta di citazioni tratte dai libri che ho letto. Ovviamente molte non me le ricordo più, uno se le deve scrivere subito da qualche parte, se no le dimentica… Comunque inizierò da qui e completerò col tempo la “collezione”.

Ovviamente siete liberi di partecipare, se c’è qualcuno che ha qualcosa da aggiungere che si faccia avanti… Possono essere citazioni che fanno ridere, che fanno riflettere, che esprimono concetti che potrebbero servire a tutti o semplicemente cose che a voi piacciono a prescindere dal significato, magari perché risvegliano in voi un ricordo, un sentimento o altro…


"Non potevo fare a meno di pensare. Dio mio, questi postini, non fanno altro che infilare le loro lettere nelle cassette e scopare. Questo è il lavoro che fa per me. oh. sì sì sì."
Charles Bukowski – Post Office


“I figli non conoscono la vita dei loro genitori. Quando sono giovani, non ci pensano perché il mondo è cominciato con loro. I loro genitori non hanno storia e hanno la brutta abitudine di parlare ai figli soltanto del futuro, mai del passato. E’ un grave errore. Non parlare del passato li rende simili a dei buchi spalancati.”
Jean Michel Guenassia – Il club degli incorreggibili ottimisti

“Lo scandalo non è lo sfruttamento, è la nostra stupidità. Le costrizioni  che c’imponiamo per avere il superfluo e l’inutile. Il giorno della grande separazione, chi ha avuto ragione non è stato il fesso che è sceso dall’albero per diventare sapiens, è stata la scimmia che ha continuato a raccogliere i frutti grattandosi la pancia. Gli uomini non hanno capito niente dell’Evoluzione. Chi lavora è il re dei coglioni.”
Jean Michel Guenassia – Il club degli incorreggibili ottimisti

“Nei paesi ricchi il consumo consiste in persone che spendono soldi che non hanno, per comprare beni che non vogliono, per impressionare persone che non ci amano”.
Joachim Spangenberg

“Eat shit. One billion flies can’t be wrong” che tradotto in italiano significa:
 “Mangia merda. Un miliardo di mosche non possono sbagliarsi”
Scritta sul muro di un’università americana, 1968

"Un uomo sano di mente è soltanto uno che sa mentire meglio di un pazzo"
Gregory David Roberts - Shantaram


“Un uomo demotivato sarà infelice dovunque, salvo per l’istante della novità. Se si prova il bisogno di fuggire, beh, la cattiva notizia è che dobbiamo restare lì e lavorare fino a essere in equilibrio lì, cioè fino a invertire la rotta del nostro mondo senza mutare il mondo intorno a noi.

Simone Perotti – Adesso basta